Disuguaglianza e concentrazione della ricchezza

Nel post del 4 febbraio "Il rimpallo del debito, i sudditi e le tasse" ho citato un dato, ovvero che il 10% più ricco degli italiani detiene il 45% della ricchezza del paese. Ora vediamo se questo è un livello di concentrazione della ricchezza alto o basso e se ci dice qualcosa sulla disuguaglianza.

Nel post precedente ho seguito un esempio di Brusco che mostrava come una famiglia normale, con un reddito mediano, possa col tempo rientrare nel 10% più ricco. Dunque tassando la ricchezza del 10% più ricco del paese si finirebbe per tassare anche persone assolutamente normali, probabilmente sulla soglia della pensione, i cui consumi ed il cui reddito non sono per nulla straordinari.

Ora Brusco mostra con un altro bell'esempio (con tanto di foglio di calcolo allegato!) perché la concentrazione della ricchezza di per se non ci dica molto sulla disuguaglianza sociale. Anzi da sola non dice proprio nulla, dato che è teoricamente possibile avere una società egualitaria nei consumi con una concentrazione della ricchezza abbastanza simile a quella italiana. Il punto fondamentale, che tra l'altro non è minimamente sorprendente e si ritrova ampiamente nei dati, è che la ricchezza aumenta con l'età.

Questo è il grafico della ricchezza rispetto all'età in tre diversi casi.
1) reddito costante per tutta la vita fino alla pensione e consumo costante per tutta la vita.
2) reddito che parte basso e aumenta fino alla pensione, consumo costante grazie alla possibilità di indebitarsi nei primi anni lavorativi (risparmio negativo nei primi anni).
3) come il precedente, ma senza possibilità di indebitarsi, per cui nei primi anni si deve necessariamente consumare tutto il proprio reddito (risparmio 0, dato che non può essere negativo) finché questo non diventa sufficiente per iniziare a risparmiare.

Tutto questo dovrebbe ricordare che non è per nulla scontato giudicare correttamente i dati e che certe informazioni si prestano ad essere utilizzate come slogan.
Sentirsi dire, da persone che reputiamo più esperte di noi, che il 10% più ricco degli italiani detiene il 45% della ricchezza del paese (che è un dato di fatto), lasciando però intendere che questo è un livello di disuguaglianza inaccettabile è un messaggio che richiama facilmente i nostri sentimenti morali, senza però un chiaro fondamento logico.
L'immagine è quella di 10 persone, di cui 1 possiede metà della torta e gli altri 9 ne hanno 1/18 a testa: questa sperequazione ci appare chiaramente ingiusta.
Solo che non è la realtà delle cose. O magari lo è, solo che non possiamo dirlo con tanta semplicità.