Tassare o vietare l'uso del contante significa imporre ai cittadini onesti un obbligo illegittimo (forse incostituzionale - Thomas Tassani su lavoce.info in risposta a Milena Gabanelli). Il fatto di essere onesto non implica essere disposto a farsi controllare. Aggiungerei provocatoriamente: specialmente da uno Stato che ti tassa a sangue (abbiamo la più alta tassazione d'Europa e nonostante questo un debito pubblico enorme), spende male, presuppone la tua malafede e non è in grado di colpire i veri evasori...
Il discorso è analogo a quello sulle intercettazioni.
C'è chi dice: "Non ho nulla da nascondere, mi intercettino pure". Questo, per quanto motivato da un desiderio di legalità, è quanto di più pericoloso proprio per coloro i quali non hanno nulla da nascondere. Al contrario proprio chi è onesto, dovrebbe tenere di più alla propria privacy che nessuno ha il diritto di violare in alcun modo. Proprio gli onesti dovrebbero accusare i controllori e chiedere loro che motivo avevano per controllarli.
Spingendo al limite il ragionamento populista comune di questi tempi, arriveremmo a credere di dover processare tutti a priori, salvo poi rilasciare quelli che sono in grado di dimostrare di essere innocenti. Del resto "io sono innocente, processatemi pure"... "Io sono vergine, guardatemi pure tra le coscie"... "Io non ho il cancro, operatemi pure per vedere che non ce l'ho"...
Tornando al contante.
Non solo considero una violenza contro il cittadino onesto la possibilità di limitare l'uso del contante, ma considero una violenza anche il fatto che i pagamenti non in contante siano tracciabili (parlo di privati cittadini, non di esercizi commerciali o società). Nessuno eccetto la banca, nei suoi rapporti privati con cliente, deve avere diritto di sapere che cosa un cittadino faccia dei propri soldi. Controllare tutti non è una soluzione ed è una violenza contro gli onesti. La lotta all'evasione deve essere fatta con strumenti diversi. Si deve creare una sistema che disincentivi l'evasione e che permetta la riscossione delle imposte con metodi non invasivi o violenti; si devono effettuare controlli mirati sui presunti evasori e non criminalizzare tutti i cittadini a prescindere. Anche l'onere dell'inversione della prova in materia fiscale è da ritenere un abominio ed una violazione dei diritti civili.
Per essere chiari: sono contro l'evasione, non sono un tifoso del contante per forza, non sono contro gli altri strumenti di pagamento (anzi trovo che in Italia si usino troppo poco le carte, che trovo comodissime); sono contro il controllo illegittimo, paternalista e inquisitorio dello Stato sul cittadino-suddito.
Con questi metodi per punire alcuni, si puniscono tutti e ci si espone all'arbitrio dell'amministrazione pubblica. Lo Stato deve facilitare la vita dei cittadini e colpire i criminali, non sospettare e rendere impossibile la vita di tutti per colpire anche i criminali.
La cosa che mi sconvolge è che, a quanto pare, quasi nessuno la pensi così in questo momento storico. L'opinione pubblica è totalmente giustizialista. I più acuti, analizzando le misure del caso, ne fanno una questione pratica di costituzionalità, fattibilità, efficienza ed efficacia: un tipo di analisi fondamentale. Ma di un dibattito serio sul diritto della Stato di trattare in questa maniera i suoi cittadini e sulla legittimità-eticità di questo tipo di controlli, neanche l'ombra. Salvo qualche sparata di Berlusconi, cui ahimè mio malgrado a volte, tappandomi il naso, devo dare ragione.
Ma a volte la stessa frase detta dalla persona giusta appare a favore della gente per bene e perciò condivisibile, detta dalla persona sbagliata sembra a favore dei malfattori e perciò ripugnante...