Attività illegali nel PIL


Questi i titoli principali:

Istat: droga e prostituzione saranno inseriti nel calcolo del Pil (Corrieredella Sera)
Istat: Traffico di droga e prostituzione saranno inserite nel Pil (Il Fatto Quotidiano)
Istat, dal 2014 anche droga e prostituzione nel calcolo del Pil (Ansa)
Istat, cambia il sistema dei conti nazionali, anche «le attività illegali» nel calcolo del Pil da ottobre 2014 (il Sole 24 Ore)
Istat: dal 2014 droga e prostituzione in calcolo Pil (la Repubblica)
Istat: droga, prostituzione e alcol nel calcolo del Pil (il Tempo)
Droga, prostituzione e contrabbando entrano nei calcoli per la stima del Pil (la Stampa)
Anche droga e prostituzione fanno la ricchezza del Paese: attività illegali nelle stime del Pil (Adnkronos)

Questi i commenti più comuni alla notizia:

1) il PIL aumenterà.
2) che paghino le tasse.
3) l'Italia tornerà a crescere.
4) taroccamento dei conti.
5) trovato il sistema per ridurre il rapporto debito/PIL (o deficit/PIL).
6) come uscire dalla recessione cambiando il modo in cui si calcola il PIL.
7) un certo tipo di economisti andrebbe allontanato.
8) questa è l'Europa per la quale andremo a votare il 25 maggio.
9) il PIL deve misurare la produzione di beni, queste attività illegali sono un male.
10) distrutto il concetto di bene economico come bene sociale ed etico: passiamo alla Felicità Interna Lorda.

In quanto segue entriamo nel dettaglio della notizia.
Infine, analizziamo i commenti uno per uno.

Ma prima ragioniamo un momento sulla questione con un semplice esempio.

Supponiamo che un dittatore folle decida che l'agricoltura è una attività illegale, ma siccome è scemo non fa nulla per contrastarla e quindi la popolazione se ne frega. Ora l'agricoltura non rientra più nel calcolo del PIL ufficiale. Cambia qualcosa per l'economia reale? Il "nuovo" PIL senza agricoltura è affidabile? Offre informazioni veritiere sulla realtà economica? Uno studioso - si chiamano economisti - che volesse confrontare due paesi che dovrebbe fare? Un istituto di statistica serio e indipendente dovrebbe assecondare i capricci del dittatore o dare una misura oggettiva dell'attività economica?

Riprendiamo l'esempio.
Supponiamo che un dittatore folle decida univocamente che quasi tutto quello che oggi consideriamo normale debba essere illegale (e quindi escluso da PIL ufficiale).
Supponiamo anche che il dittatore sia un po' scemo e non preveda un sistema di repressione delle attività considerate illegali, per cui il popolo ignora allegramente la nuova legge.
Le preferenze e le capacità dei cittadini restano immutate.

Cosa cambierebbe per l'economia reale?
Assolutamente nulla.
L'economia produrrebbe gli stessi beni e servizi di prima, e il tenore di vita dei cittadini sarebbe esattamente lo stesso.

L'unica cosa che cambia è che certe attività non rientrano più nel calcolo di un certo indice statistico, che a questo punto è diventato anche piuttosto inutile.

La gente continua a usare il proprio lavoro per coltivare la terra, costruire oggetti etc. Come prima, ognuno usa i soldi per scambiare ciò che ha in abbondanza con ciò che gli serve, e tutto funziona come sempre.

Ora supponete di essere un economista che vuole capire se i cittadini di questo paese producono più cose di quelle di un altro paese in cui invece è tutto legale (e quindi incluso nel PIL ufficiale).
Voi siete uno studioso, volete capire la realtà dei fatti, volete applicare il metodo scientifico e quindi essere imparziali. Perciò, anche se avete le vostre idee, per questo studio non vi interessa sapere cosa è legale e cosa no (del resto nel vostro paese c'è un dittatore folle), né cosa è eticamente giusto (questo semmai si vedrà dopo aver prodotto uno studio imparziale).

Volete solo sapere se le persone del paese A, a parità di ore di lavoro, riescono a produrre più o meno beni e servizi delle persone del paese B, e quindi confrontare i tenori di vita.

Voi usereste i dati ufficiali?
Certamente no.

Credo che l'esempio sia abbastanza chiaro, quindi non aggiungo altro.


Riportiamo la notizia in maniera più specifica.

Dal sito dell'Istat:
A partire da settembre 2014, con la pubblicazione di una nuova versione dei conti nazionali viene adottato dagli Stati membri dell'Unione europea il nuovo sistema europeo dei conti nazionali e regionali - Sec2010 - in sostituzione del Sec95. Il nuovo sistema, definito nel Regolamento Ue (549/2013) pubblicato il 26 giugno 2013, è il risultato di una stretta collaborazione fra l'Ufficio statistico della Commissione (Eurostat) e i contabili nazionali degli Stati membri.

Prima di tutto diciamo che l’inserimento delle attività illegali era già previsto dai Sec precedenti, quindi nulla di nuovo se non che si è finalmente raggiunto l'accordo sulla metodologia di calcolo. Una questione tecnica insomma e non una notizia bomba.

Inoltre, notiamo che l'economia sommersa (anche questa con notevoli problemi di misurazione) già rientra nel calcolo del PIL:
Il sommerso economico deriva dall'attività di produzione di beni e servizi che, pur essendo legale, sfugge all'osservazione diretta in quanto connessa al fenomeno della frode fiscale e contributiva. Tale componente è già compresa nella stima del Pil (Istat)

Il sommerso fa parte del PIL esattamente per le stesse ragioni per cui dovrebbe rientrarvi l'attività illegale: cogliere l'effettiva attività produttiva di un paese.

Entrando nel dettaglio, l'Istat ci dice che i cambiamenti metodologici principali sono:

1) capitalizzazione delle spese in Ricerca e Sviluppo --> impatto positivo (per la parte privata)

2) riclassificazione da consumi intermedi a investimenti della spesa per armamenti sostenuta dalle amministrazioni Pubbliche -->  impatto limitato (per gli ammortamenti, il resto era già registrato come spesa pubblica)

3) processing trade, ovvero le merci scambiate con l'estero destinate ad ulteriori lavorazione saranno registrate per il valore del servizio di trasformazione e non più quello dei beni scambiati --> effetto limitato (saldo commerciale non cambia)

4) verifica del perimetro delle Amministrazioni Pubbliche --> effetto limitato

5) applicazione omogenea tra i paesi Ue di standard già esistenti per l'inserimento nei conti delle attività illegali, in ottemperanza al principio di esaustività, già introdotto dal Sec95: le stime devono dunque comprendere tutte le attività che producono reddito, indipendentemente dal loro status giuridico. Le attività illegali di cui tutti i paesi inseriranno una stima nei conti (e quindi nel Pil) sono: traffico di sostanze stupefacenti, servizi della prostituzione e contrabbando (di sigarette o alcol).


Passiamo ad analizzare i commenti più comuni.

1) il PIL aumenterà.
Vero, è probabile che il valore assoluto del PIL aumenti, e allora?
Primo, il PIL è un indicatore statistico e il suo valore non è molto rilevante; potremmo decidere di moltiplicarlo per 100, di esprimerlo in altre valute ecc. Il valore assoluto ci dice poco ed è utile solo per confrontare la dimensione economica dei diversi paesi, quindi l'importante è che i PIL dei vari paesi siano confrontabili. Armonizzare il calcolo delle attività illegali (ed questa la notizia) migliora la comparabilità internazionale.

2) che paghino le tasse.
Manca il collegamento logico. Lo Stato, per ragioni non necessariamente economiche, combatte le attività che ritiene illegali e queste per loro natura si sottraggono al suo controllo, ma questo non significa che non siano attività produttive di un valore economico che genera reddito e spesa. Semplicemente, sono produzioni, redditi e spese che lo Stato non ritiene legittimi, ma sono pur sempre attività economiche. Tassarle significherebbe legalizzarle, che si può fare si siamo tutti d'accordo. Altrimenti restano attività economiche da contrastare, ma questa è una scelta politica.

3) l'Italia tornerà a crescere.
Non è chiaro e probabilmente sottende una confusione tra PIL in valore assoluto e tassi di crescita del PIL. Quando si parla di crescita ci riferiamo al tasso di crescita del PIL.
Supponendo (abbastanza realisticamente) che le attività legali in Italia non generino crescita in termini reali (cioè ogni anno queste attività generano esattamente la stessa quantità di beni e servizi a prezzi costanti), dire che includere nel PIL le attività illegali ci farà registrare tassi di crescita positivi significa dire che le attività illegali generano ogni anno quantità maggiori beni e servizi (illegali).
Questo è certamente possibile, e forse le attività in questione sono in una certa misura anticicliche.
Ma è difficile a dirsi in maniera esatta.
Se poi vogliamo anche intendere che l'Italia avrà tassi di crescita superiori a quelli di altri paesi, allora stiamo addirittura dicendo che la criminalità italiana è più produttiva di quella di altri paesi.
Anche questo è possibile, ma come facciamo a dirlo con precisione?
E anche se fosse, non sarebbe comunque una informazione importante oltre che una misura corretta dell'attività economica complessiva?

4) taroccamento dei conti.
Direi che c'è poco da aggiungere all'esempio del dittatore. Per quanto mi riguarda i conti sono più taroccati senza le attività illegali, proprio perché, se queste sono di dimensioni non trascurabili, la misura dell'attività economica di un paese risulta incompleta. Inoltre, avere una misura armonizzata delle attività illegali ci permette di confrontare la dimensione dell'attività illegale tra paesi ed agire di conseguenza: un'informazione molto importante.
Il "taroccamento" poi implica che il cambiamento sia fatto in segreto, se lo sanno tutti che taroccamento è? Ma se tutti sanno cosa rientra nel PIL e cosa no, semplicemente le persone adatteranno i propri giudizi di conseguenza.

5) trovato il sistema per ridurre il rapporto debito/PIL (o deficit/PIL).
Vero, se il PIL dovesse aumentare il rapporto debito/PIL diminuirebbe. In che modo questo cambierebbe la realtà economica mi è oscuro. Vedere punto 4: "se tutti sanno cosa rientra nel PIL e cosa no, semplicemente le persone adatteranno i propri giudizi di conseguenza".
Nota: non escludo che nei commenti di questo tipo possa esserci confusione sulla differenza tra debito e dificit.

6) come uscire dalla recessione cambiando il modo in cui si calcola il PIL.
Di una debolezza logica sconcertante. Di nuovo (vedere punti 4 e 5), in che modo cambiare in maniera trasparente il metodo di calcolo di un indice statistico possa influenzare la realtà economica resta un mistero.

7) un certo tipo di economisti andrebbe allontanato.
Questo rientra nella generale e becera lotta agli economisti, dovuta principalmente alla più totale ignoranza in materia da parte della gente comune e alla difficoltà degli economisti stessi di comunicare efficacemente in cosa consista realmente il loro lavoro (e quanto vi sia di scientifico). Non conoscere l'economia non è una colpa più di quanto non lo sia non conoscere la fisica o non saper leggere il greco antico. Purtroppo, mentre negli ultimi due casi coloro che non sanno tendono a rendersene conto e ad avere un atteggiamento umile nei confronti di chi ha passato la vita a studiare la materia, nel caso dell'economia non è così. In questo caso l'economia, un po' come il calcio, sembra essere un argomento per tutti. In parte è normale, perché la cosa riguarda tutti. Quello che è pietoso, però, è vedere finti-economisti impostori osannati in televisione e nei blog mentre diffondono menzogne e veri-economisti, rispettati dalla comunità scientifica internazionale, la cui opinione viene fatta valere come quella di chiunque altro.

8) questa è l'Europa per la quale andremo a votare il 25 maggio.
Questo rientra nel generale e becero euro-scetticismo. Pura miopia e insensatezza.

9) il PIL deve misurare la produzione di beni, queste attività illegali sono un male.
Qui all'ignoranza economica si sommano pregiudizi etici, paternalismo e superbia. L'esempio del dittatore mi pare chiaro. Chi lo decide cosa è bene e cosa è male? Se una cosa è male e però ci sono persone che la producono e la vendono e persone che liberamente la comprano, evidente questo "male" ha un valore economico e in quanto tale un osservatore oggettivo della realtà economica lo deve registrare. Dopo di che sta allo Stato decidere se contrastare il "male". E non vedo come uno Stato o una federazione di Stati, che hanno risorse finite, potrebbero decidere quante risorse allocare a contrastare un determinato male, se non hanno idea della sua dimensione economica.
Inoltre, da punto di vista economico, è probabile che ciò che è generalmente ritenuto un male, anche se ha un valore di mercato, sia un'attività che sottrae risorse (lavoro, per esempio) ad altri migliori impieghi (almeno nel lungo periodo). Quindi è anche falso, o comunque da verificare nei fatti, che contrastare le attività illegali incluse nel PIL lo farebbe diminuire. Al contrario, una volta distrutte tali attività le risorse liberate potrebbero essere impiegate nell'economia reale, verosimilmente in maniera più produttiva: la nuove attività più che compenserebbero la cessazione delle attività illegali: il PIL aumenterebbe.

10) distrutto il concetto di bene economico come bene sociale ed etico: passiamo alla Felicità Interna Lorda.
Per quanto ne so "il concetto di bene economico come bene sociale ed etico" non è mai esistito in economia, come non credo che un punto di vista di questo tipo sia mai stato adottato da qualche economista serio.
"Passiamo alla Felicità Interna Lorda": questo rientra in parte in quanto detto nel punto 7. Non voglio dire che creare un indicatore di felicità o benessere sia inutile, anzi è necessario (e non si creda che sia banale). Quello che però è triste è vedere gente che prende un indicatore (il PIL), lo usa per uno scopo diverso da quello per cui è stato creato (misurare l'attività economica), per poi dire che è un indicatore sbagliato o inutile. È come prendersela con la bilancia perché non ci dice quanto siamo alti, o come prendersela con i kg perché non misurano la capacità.
Il PIL misura l'attività economica e lo fa molto bene. La cosa bella però è che le cose che hanno valore sul mercato sono in gran parte dei "beni", tanto che se vediamo le correlazioni tra un qualsiasi indice di benessere e/o felicità e/o qualità della vita questo risulta sempre essere clamorosamente correlato al PIL pro capite reale: la gente produce ciò che la gente vuole, e in gran parte la gente vuole cose buone che migliorino la loro vita! (almeno nel lungo periodo)